Principali rischi
Il nostro gruppo si è sempre distinto per il suo approccio prudente e selettivo alla gestione dei rischi, la sua eccellente qualità dell’attivo e un alto grado di capitalizzazione, sempre superiore ai requisiti minimi e tra i più elevati delle banche italiane
Per gestire l’implicito grado di incertezza che caratterizza l’attività bancaria e finanziaria, ci siamo dotati di una serie di regole, procedure e strutture organizzative con l’obiettivo di:
- salvaguardare l’integrità del patrimonio della banca a diretto beneficio di azionisti, clienti e dipendenti;
- supportare la formulazione e l’implementazione delle strategie aziendali;
- favorire la crescita sostenibile e duratura della banca e del rendimento per gli azionisti;
- strutturare processi e procedure aziendali efficaci e affidabili.
Responsabile della funzione è il Chief Risk Officer. Per maggiori informazioni si veda la sezione Governance.
Anche nell’emergenza Covid abbiamo dimostrato la solidità della nostra cultura di gestione dei rischi, con una pronta e tempestiva riposta che ci ha permesso di tutelare la salute e la sicurezza dei nostri dipendenti, garantendo al contempo la continuità operativa per i clienti.
Abbiamo identificato i rischi rilevanti da sottoporre a specifica valutazione e monitoraggio. Di seguito riportiamo i principali, con i presidi messi in opera per la loro gestione, attenuazione e controllo. Segnaliamo che Mediobanca, per il settore in cui opera, non considera rilevanti i rischi ambientali.
Per approfondire il tema della cybersecurity e della gestione del cyber risk
Si intende il rischio di perdita su crediti per inadempimento dei debitori.
Ci avvaliamo di processi di gestione del credito differenziati, in modo da tener conto delle specificità di business che caratterizzano ogni società prodotto.
Oltre ad aver adottato la metodologia standardizzata definita dalle vigenti norme prudenziali per il calcolo dei requisiti di capitale regolamentare, ci siamo anche dotati a fini gestionali di modelli interni di rating sui seguenti segmenti di clientela:
- banche, Assicurazioni, Large corporate e Holding (prevalentemente in capo a Mediobanca);
- Mid corporate e Small business (tipologia di clientela che fa capo soprattutto alle società di leasing);
- privati (Compass per il credito al consumo e CheBanca! per i mutui immobiliari).
Si definisce come il rischio che la controparte di una transazione riguardante determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa.
Il rischio di controparte viene misurato in termini di valore di mercato potenziale atteso, svincolandosi così dalla definizione di pesi arbitrari da applicare alle diverse forme tecniche di impiego.
Si tratta del rischio generato dall’operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari rientranti nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, le valute e le merci.
I rischi di mercato del nostro gruppo si concentrano per la quasi totalità nella capogruppo, la cui esposizione al rischio di prezzo del portafoglio di negoziazione viene misurata quotidianamente attraverso due categorie di indicatori:
- le sensitivity (c.d. “greche”) a variazioni minime dei fattori di rischio (tassi di interesse, prezzi delle azioni, tassi di cambio, spread creditizi, inflazione, volatilità);
- il Value-at-Risk calcolato sulla base delle volatilità attese e delle correlazioni tra i fattori di rischio viene aggiornato quotidianamente, ipotizzando un periodo di smobilizzo di un giorno lavorativo e un livello di probabilità del 99%.
Si tratta del rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure e sistemi informativi, da errori umani o da eventi esterni.
I rischi operativi sono presidiati a livello di capogruppo e delle principali controllate dalla struttura Operational Risk Management, collocata nella funzione Risk Management.
Inoltre, per quanto riguarda eventuali perdite dovute all’interruzione dell’operatività o all’indisponibilità dei sistemi, il nostro gruppo, anche in seguito alla costituzione di una funzione accentrata di IT Governance, è impegnato in un processo di evoluzione dei piani di continuità operativa e di emergenza (“disaster recovery”) al fine di assicurare la prosecuzione dell’attività e limitare le perdite in caso di gravi interruzioni.
Il coefficiente di leva finanziaria esprime il rapporto tra la misura dei fondi propri e la misura dell'esposizione complessiva ed è espresso in percentuale.
Monitoriamo periodicamente il rischio di un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri, nell’ambito degli obblighi segnaletici trimestrali definiti dalla circolare n.285 della Banca d’Italia (segnalazione cd. COREP).
L’indicatore di leva finanziaria (o “Leverage Ratio”) rientra nelle metriche individuate nel nostro RAF (Risk Appetite Framework), declinando specifici livelli di allerta e limite ai fini della quantificazione della nostra propensione al rischio.
Il Gruppo Mediobanca monitora e presidia il rischio di tasso di interesse attraverso la sensitivity del margine di interesse e la sensitivity del valore economico.
La sensitivity del margine di interesse quantifica l’impatto sugli utili correnti di shocks parallelo ed istantaneo della curva dei tassi di interesse. In tale analisi gli stock patrimoniali vengono mantenuti costanti rinnovando le poste in scadenza con altre aventi identiche caratteristiche finanziarie e considerando un orizzonte temporale di 12 mesi.
La sensitivity del valore economico, invece, misura l’impatto sul valore attuale dei flussi futuri nel peggiore scenario tra quelli previsti dalle linee guida EBA.
È definito come il rischio che la banca non sia in grado di adempiere ai propri impegni di pagamento a causa dell'incapacità di reperire fondi (“funding liquidity risk”) oppure dalla presenza di limiti allo smobilizzo delle attività (“market liquidity risk”).
Nello specifico, il monitoraggio della gestione della liquidità di breve termine ha l’obiettivo di verificare che venga garantito uno sbilancio sostenibile tra flussi di liquidità in entrata e in uscita. In tale ambito la metrica adottata è il rapporto tra la counterbalancing capacity (definita principalmente come la disponibilità post-haircut dei titoli obbligazionari e dei crediti stanziabili in operazioni di rifinanziamento presso la BCE) e il flusso netto cumulato di cassa, entrambi calcolati ipotizzando sia situazioni di normale continuità operativa sia in condizione di stress.
Il monitoraggio della liquidità strutturale, invece, verifica l’adeguato equilibrio finanziario della struttura per scadenze sull’orizzonte temporale superiore a un anno. Le modalità operative adottate analizzano i profili di scadenza dell’attivo e del passivo a medio/lungo termine, verificando che i flussi in entrata coprano almeno il 100% di quelli in uscita con riferimento alle scadenze oltre l’anno, ridotto al 90% per le scadenze oltre i 5 anni.
Per integrare questo monitoraggio, le funzioni Liquidity e ALM e quelle del Risk Management conducono ogni settimana un’analisi di stress test ipotizzando alcuni fattori straordinari quali:
- il tiraggio di linee committed concesse alla clientela;
- il ridimensionamento della raccolta cartolare o tramite il canale unsecured;
- il rinnovo parziale della provvista Retail in scadenza;
- l’anticipazione e la completa realizzazione dei volumi di Lending in pipeline.
Si tratta del rischio derivante dall’esposizione a variazioni della redditività rispetto alla volatilità dei volumi o a cambiamenti nei comportamenti della clientela (rischio di business), nonché del rischio di flessione degli utili o del capitale derivante da discontinuità aziendali legate a nuove scelte strategiche adottate, da decisioni aziendali errate o da attuazione inadeguata di decisioni (rischio strategico puro).
Abbiamo predisposto un’attività di verifica periodica dell’avanzamento nella realizzazione degli obiettivi secondo quanto definito nel piano strategico al momento vigente e dei risultati economico-patrimoniali prefissati in sede di budget, al fine di fornire indicazioni in merito all’opportunità di azioni correttive.
- Rischio di concentrazione: derivante dalla concentrazione delle esposizioni verso singole controparti o gruppo di controparti connesse; verso controparti appartenenti al medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica.
- Rischio di compliance: rischio di incorrere in sanzioni, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme o di autoregolamentazione interna.
- Rischio di reputazione: rischio attuale e prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell'immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori o autorità di vigilanza.